Mi sono sempre sentita piuttosto lontana dalla visione della Chiesa, ma questo non ha mai interferito nella mia relazione con Cristo, la sua storia e i suoi insegnamenti.
Cristo è un Maestro, un filosofo, qualcuno che ha tentato di dirci come sia possibile dare un senso a questo viaggio terreno. Lo ha fatto a modo suo e non si può dire che non abbia avuto risonanza e non sia stato di aiuto per molti.
E in quanto Maestro ho un grande rispetto per lui, come per Buddha, come per Padre Francesco, come per Socrate, come per Bruno, come per Jung… Come per tutti quei santi esseri umani che hanno cercato e percorso la via della saggezza e che, a ben vedere, nella sostanza dicono tutti la stessa cosa.
Succede che la vita dei Maestri esce dalla semplice biografia di un essere umano per ascendere al mito, con tutta la sua rilevanza, per chi desidera coglierla.
Oggi il mito cristiano, fra le altre cose, invita ad avvicinarsi a quella lacrima, a quella perdita, a quel silenzio interiore che ti consente di sentire cosa dentro di te sta “morendo”, cosa sta finendo, quale cerchio si sta compiendo e chiudendo. Essendo la vita un continuo divenire, qualcosa che si sta concludendo c’è sempre.
Con quel senso di malinconia, nostalgia, struggimento e dolore, di inverno, di silenzio, di raccoglimento che anticipano poi il risveglio, la nascita e la rinascita, la primavera, il trionfo e la celebrazione del nuovo che sta arrivando e riempirà di fiori ogni ramo spoglio.