Mi trovo spesso a dover “difendere” le cosiddette emozioni negative, come la rabbia o la tristezza o la paura, col sentimento di dolore o colpa che le accompagna.

Siamo nell’epoca del positivo ad ogni costo, della demonizzazione delle “energie basse”, altro termine che va di moda, dello sforzarsi a “stare nella luce.”

Ma come? Io difendo rabbia, tristezza e paura? Ebbene sì.

Sono impazzita? Credo di no. Un gigante della psicologia analitica, il Sig. Carl Gustav Jung ha detto: “non si raggiunge l’illuminazione immaginando figure di luce, ma portando luce (coscienza) nell’oscurità interiore.”

Ecco, penso (e sperimento) che abbia profondamente ragione. Vuol dire che dobbiamo masochisticamente crogiolarci nella nostra sofferenza o sfogare la rabbia sul prossimo? Assolutamente no! Vuol dire mettersi davanti alla sofferenza, né cascarci dentro né fuggire, ma guardarla, interrogarla, comprenderla, scioglierla. 

Le nostre parti tristi, arrabbiate, doloranti sono come bambini o cuccioli abbandonati dentro di noi, hanno bisogno del nostro intervento, di qualcuno che si accorga di loro e se ne prenda cura. Allora e solo allora cesseranno di farci sentire il loro disagio.

Facile? No, soprattutto perché non siamo abituati a fare questo. La relazione con se stessi è una materia che fino a ieri non esisteva, ad oggi si impara sulla strada.

Ho un’immagine del percorso di vita su questo pianeta: dall’integrità dell’infinito precipitiamo qui, nel finito e nell’impatto ci spezzettiamo un po’, chi più, chi meno. Il compito di ognuno poi è ritrovare e riunire tutti i pezzi per risplendere di ciò che è. Facile risplendere come anime integre illuminate dalla grazia di Dio, o Universo o Coscienza, chiamatela come volete. Un po’ meno facile risplendere dentro la materia fangosa terrestre piena di crepe, tuttavia possibile, lo abbiamo scelto, abbiamo accettato questa sfida, siamo qui.

E siamo fatti di “energie basse’ ed “energie alte”; siamo fatti di istinti e di leggiadria, di luce e di ombra. Davvero si pensa di fiorire sforzandosi, per altro invano, di sorridere sempre e rifuggendo, altrettanto invano, le lacrime? Non sarebbe meglio scorgere dentro ad ogni lacrima la luce di un nuovo sorriso?

Non esistono emozioni negative ed emozioni positive, semmai esistono emozioni facili ed emozioni difficili o meglio parti di noi gioiose e parti di noi in difficoltà e tutte hanno da raccontarci qualcosa di importante, se ci prendiamo il tempo di ascoltarle e soprattutto tutte hanno doni da portarci, anche quelle che sembrano avere il volto più scuro, questo è il bello di fare una paziente conoscenza di sè.

Buon cammino!