La Mary Poppins della serie di libri di Pamela Lyndon Travers è piuttosto diversa da quella disneyana, più asciutta, più intensa, più rude, sotto certi aspetti ancora più sorprendente; anche le avventure che vive assieme ai bambini Banks sono molto diverse. La Disney nella sua reinterpretazione ne ha fatto una versione più edulcorata e più romantica, più frivola se vogliamo, ma comunque significativa.
Ma chi è Mary Poppins? Mary Poppins non è solo una persona che si occupa dei bambini mentre i genitori sono affaccendati in altro, Mary Poppins è la Grande Eccezione, come viene definita nel libro, perché nel diventare adulta, non ha dimenticato, come succede a tutti gli esseri umani, il linguaggio degli animali, del vento, delle stelle, del sole, come si vola e come creare magiche realtà, pur restando assolutamente logica e concreta.
In altri termini è un’adulta responsabile e con la testa sulle spalle che non ha perso il contatto con il mondo magico che l’infanzia bene conosce, anzi, lo ha amplificato, potenziato, reso “normale”. Chi meglio di lei può dunque occuparsi di bambini? E’ inoltre sicura di sé e consapevole del suo valore, tanto da essere impeccabilmente risoluta e assertiva, sa dire dei “no” che non ammettono replica e al contempo appagare con sorprese stupefacenti, sa rimproverare duramente, ma al contempo insegnare e allargare gli orizzonti. E’ elegante, vanitosa e saggia, tanto da sapere, oltre ogni logica apparente e a dispetto di ogni dispiacere, quando arrivare, il lavoro da fare, quando andare e quando tonare.
Nella sua durezza sa come far sentire i bambini amati e compresi, come tirar fuori il meglio da loro e come trasmettere il senso dell’autodisciplina, dell’autostima e del valore di sé, Mary Poppins è l’Educatrice in grado di fare la differenza nella vita di un bambino e della sua famiglia. “Come si comporterebbe Mary Poppins in questa situazione?” è una domanda da cui possono arrivare buoni aiuti per ogni educatore, poiché in quanto personaggio mitico Mary Poppins è una parte di noi e molto vicina a chi si occupa di bambini e di educazione.
Mary ha inoltre molti amici parecchio interessanti, nel film quello più presente è Bert, compagno di tante avventure. Amante? Chissà, può essere, non ci è dato sapere, la professionalità della Tata richiede che i suoi privati coinvolgimenti emotivi restino al di fuori della vita lavorativa e ineccepibilmente Mary questo fa. E così Bert è lo spassoso amico, quello con cui si condivide e su cui si può contare, artista di strada, all’occorrenza spazzacamino, cosciente di come la canna fumaria sia la “soglia di un mondo incantato” per dirla con le sue parole, quel passaggio che mette in contatto il basso con l’alto. Bert è come l’arcano zero dei Tarocchi, il Folle, l’osare, l’inizio, l’innocenza… Perfetta spalla per Mary, che ne condivide la natura, ma in modo assai più “serio” e composto.
Molto ci sarebbe da dire anche su tutti gli altri personaggi… In sostanza da Mary e il suo mondo c’è da imparare tanto, forse, in sintesi, in una frase, che il cammino qui su questa terra, per quanto duro e impegnativo, ha in sé quella componente miracolosa, straordinaria, sacra e misteriosa che non andrebbe dimenticata.
Il British Board of Film Classification (BBFC), l’ente pubblico inglese che stabilisce i criteri di visibilità dei film ha spostato Mary Poppins dalla sezione U, “universal”, visibile a tutti, alla sezione PG, “parental guidance”, cioè bambini accompagnati, poiché per due volte viene usato il termine “ottentotto”, considerato offensivo per alcune popolazioni dell’Africa.
Il film è stato dunque sottratto ai bambini…
Potrebbero imparare qualcosa di molto offensivo.
Tipo termini usati a sproposito nel 1600 e ad oggi completamente in disuso, almeno in Italia.
Il germe del razzismo potrebbe annidarsi e crescere in loro, per quella parola pronunciata per ben due volte, per giunta in tono sorpreso e assai buffo.
No, non diamo nessuna importanza al contesto, alle vere intenzioni di un’opera, astraiamo, assolutizziamo, limitiamo e spaventiamo, per il bene delle future generazioni.
Che ci importa della filologia? Del rispetto per i testi, per gli autori e il loro tempo? Del rispetto per la storia, per il personaggio? Per tutto quello che rappresenta e che dona?
Niente direi, non ci importa niente, rivediamo tutto, tagliamo, rimontiamo, censuriamo, vietiamo, cancelliamo e riscriviamo il passato, nel santo nome di chi si prodiga per una società migliore.
Davvero crediamo che tutto questo stia alla base di società migliori?
Supercalifragilistichespiralidoso.
© Federica Vignoli 2024 – Grazie per citare la fonte in caso di utilizzo